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Il 12 settembre scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità nuove sanzioni nei confronti della Corea del Nord. Il 21 dello stesso mese Trump ha rincarato la dose con un ordine esecutivo che chiude tutti i canali commerciali con il suo Paese. La Banca centrale cinese, da parte sua, ha confermato l’embargo finanziario Usa e si è impegnata a rispettare le sanzioni Onu su petrolio e gas naturali dal primo ottobre.
L’obiettivo è sempre lo stesso: mettere in ginocchio il “Regno eremita” per dissuaderlo dal suo programma missilistico e costringerlo a riaprire i negoziati. Il punto è che le limitazioni alle importazioni di gas e petrolio e il bando alle esportazioni tessili per Pyongyang, hanno una falla. Non prevedono il fermo “non consensuale” delle navi nordcoreane sospettate di trasportare merci di contrabbando.
Il Financial Times ha rivelato che alcune società fittizie con sede a Hong Kong sfuggono ai controlli. Secondo il Centre for Advanced Defense Studies delle 248 aziende coinvolte nei traffici con il regime di Kim Jong-Un, 160 sono registrate nell’ex colonia britannica. Tuttavia un complicato sistema a scatole cinesi renderebbe praticamente impossibile risalire ai veri proprietari di queste società.
Inoltre già da tempo Marshall Billingslea, alto funzionario del Tesoro americano, denuncia le continue violazioni del diritto internazionale da parte del regime nordcoreano che si servirebbe di bandiere di comodo (soprattutto di Paesi africani o di isole caraibiche) per le sue imbarcazioni. In sostanza, un modo per nascondere le attività commerciali di Pyongyang e aggirare le sanzioni internazionali.
Billingslea cita l’esempio della Bai Mei 8, nave registrata a Saint Kitts and Nevis, nelle Piccole Antille, che – secondo quanto riportato dal sito che traccia in diretta le rotte delle navi MarineTraffic – avrebbe fatto rotta dalla Cina verso la Russia. Fonti americane riferiscono che durante il percorso di ritorno avrebbe spento il transponder per sostare in Corea del Nord e caricare carbone da esportare in Cina. Movimenti che sarebbero provati da immagini satellitari.
Intanto i toni tra Kim Jong-un e Donald Trump continuano a salire. Cina e Russia invitano alla calma: Stati Uniti e Corea del Nord non hanno mai firmato un trattato di pace dopo la guerra del ’50-’53, ma solo una tregua.
[Foto in apertura di Reuters]
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