I loro riferimenti culturali sono il Groupement de recherche et d’études pour la civilisation européenne (Grece) e, sempre in Francia, il più recente Bloc identitaire: cioè lo storico cantiere europeo delle Nuove destre e una delle sue ultime filiazioni, che trova terreno fertile anche tra i giovani tedeschi e austriaci. I loro simboli propagandati non sono più le croci celtiche e le tute nere da naziskin, anche se il milieu di gran parte dei militanti resta quello, ma i campi di grano e di fiori in ambienti bucolici protetti da steccati, dove far correre liberamente i loro bambini.
A Schöngleina, micro comune della Turingia immerso nel verde, gli ideologi delle Nuove destre tedesche – promotori anche della campagna mediatica Ein Prozent (l’uno per cento) – hanno realmente recintato la loro isola felice per una «rivoluzione conservatrice 2.0». Anche il toponimo si presta alla promessa idilliaca, schön in tedesco significa «bello» e richiama un senso di pace e di serenità: «Schöngleina fissa un limite per tutta la Germania, al concetto di sicurezza appartiene anche una barriera e noi qui poniamo un chiaro confine, recintiamo la nostra cultura», racconta con convinzione uno degli abitanti.
Alla base della loro proposta c’è il protezionismo: l’identità, fondata sulle differenze non più biologiche ma «culturali, storiche, religiose e sociali» a definizione di una nazione – il cosiddetto «razzismo senza razze» – da contrapporre alla globalizzazione economica e delle persone che «mette a repentaglio quanto costruito dalla propria tradizione e dalla propria famiglia»; l’etnopluralismo di Stati e popoli distinti, contro le società multirazziali risultato delle migrazioni…
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[Foto in apertura di Paul Zinken / Dpa]
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